mercoledì, Dicembre 17, 2025

Dopo le 7,5 milioni di chiamate illecite stoppate ogni giorno, cosa accadrà? Come si riorganizzeranno i call center illeciti?

CNC - Club Nazionale Cyberprotection
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Il Club Nazionale Cyberprotection (CNC) raggruppa i principali professionisti italiani che, a diverso titolo, si occupano di protezione in ambito cibernetico. Ciò include molteplici figure professionali, principalmente appartenenti all’ambito legal, compliance, informatico, giuridico e giudiziario.

L’entrata in funzione della seconda fase del filtro anti-spoofing voluto da AGCOM, avvenuta il 19 novembre 2025, rappresenta uno dei risultati più tangibili degli ultimi anni nel contrasto alle chiamate fraudolente e ai call-center che usano numerazioni falsificate per raggirare gli utenti. I dati iniziali comunicati dai 4 principali operatori italiani di rete mobile raccontano una storia precisa e d’impatto: circa 7,5 milioni di telefonate al giorno sono state intercettate e bloccate perché provenienti da numeri mobili italiani falsificati ma originati dall’estero, salvo i casi legittimi di roaming reale. Un volume enorme, che dà finalmente una dimensione numerica a un fenomeno costituente sia un “fastidio” ma anche una reale minaccia e fonte concreta di truffe. Infatti, le telefonate sono spesso subdole, insistenti, manipolatorie e, non di rado, costruite per rubare dati personali, dati finanziari o per conquistare fiducia da sfruttare in seguito.

Per comprendere davvero la portata del risultato, basta immaginare la pressione del traffico telefonico su scala nazionale: 7,5 milioni di chiamate fermate ogni giorno equivalgono a migliaia di contatti bloccati ogni secondo, un ritmo che ridisegna la percezione del rischio. In una sola settimana, il filtro può quindi neutralizzare oltre 50 milioni di tentativi di contatto ingannevole, e nell’arco di un anno potremmo parlare di oltre 2 Miliardi di telefonate. Lo spoofing non era un problema isolato o sporadico, ma un abuso su larga scala che sfruttava un meccanismo psicologico semplice — ma potentissimo — cioè l’impatto che un prefisso +39, o un numero che “sembra italiano”, ha sulla nostra percezione di legittimità e liceità. Un numero italiano, per natura, ispira meno sospetto, crea una predisposizione a rispondere, abbassa le difese e accelera la credibilità iniziale. Questo ha reso per anni lo spoofing telefonico un’arma perfetta, estremamente efficace nell’aggirare il buon senso umano con il minimo sforzo tecnologico.

E proprio sul fronte tecnologico, l’intervento di AGCOM ha imposto una risposta tecnica concreta: non una campagna di sensibilizzazione, ma un meccanismo che, operando a monte sulle reti degli operatori, taglia il traffico prima che arrivi al dispositivo e dunque al giudizio dell’utente. In questo senso, il filtro ha una valenza doppia: tecnica, perché agisce sulle reti, e sociale, perché si traduce in un reale abbattimento dell’esposizione quotidiana. Il canale telefonico, pur non venendo completamente bonificato da ogni uso improprio — cosa impossibile per natura della comunicazione stessa — torna però a essere meno manipolabile, più autenticabile, un po’ più sano, è il caso di dirlo. Almeno, questa è l’impressione che possiamo esprimere in questo momento.

I callcenter illeciti si arrenderanno?

Tuttavia, sarebbe ingenuo pensare che questo traguardo, per quanto già promettente, sia una risoluzione certa. Al contrario, proprio un risultato così forte rischia paradossalmente di aprire una fase ancora più subdola. Quando chi opera nell’illegalità vede alzarsi un muro, raramente si ferma, per un motivo: economicamente non conviene farlo. Il dato dei milioni di chiamate bloccate certifica, infatti, un’altra verità: il business delle chiamate fraudolente su scala industriale è ancora enormemente profittevole per chi lo mette in pratica. Fintanto che questo mercato continuerà a offrire vantaggi economici sproporzionati rispetto ai rischi percepiti dai callcenter illeciti, è facile prevedere che cercheranno di “riorganizzarsi”: potrebbero cambiare obiettivo, destinatari o anche mezzo di comunicazione. Il fine, quello sì, resterà identico: raggiungere l’utente, carpirne l’attenzione, aggirare la percezione del rischio e ottenere vantaggi in modo illecito.

Questo passaggio è cruciale: bloccare lo spoofing ha alzato l’asticella, ma ha anche insegnato a chi opera nell’illegalità che il canale delle chiamate mobili italiane non sarà più un terreno facile. È quindi possibile che assisteremo ad una o più di queste ipotesi:

  1. Telefonate sempre più automatizzate. Si sostiene da tempo che le persone nei callcenter siano sottopagate. Nonostante ciò, tale costo ora potrebbe risultare comunque eccessivo visto il fallimento e il blocco di moltissime telefonate. Automatizzare il tutto con dei risponditori automatici, come già sembra stia accadendo, permette di mantenere sostenibile economicamente il tentativo di arrivare all’obiettivo.
  2. Aumento di telefonate non solo con numeri italiani, ma addirittura con numeri aventi prefissi telefonici italiani vicini alla nostra città. Se serve riconquistare la fiducia già dal numero che vediamo sul display, una strategia può essere quella di utilizzare non solo numeri italiani ma proprio numeri dal prefisso provinciale vicino a voi, o magari proprio lo stesso. Del resto, chi non risponderebbe ad una chiamata apparentemente proveniente proprio dal nostro stesso territorio? Potrebbe essere la scuola per avvisarci su qualcosa di nostro figlio, l’azienda a cui abbiamo mandato il curriculum e tanti altri quotidiani casi reali.
  3. Spostamento delle energie su altri canali di comunicazione, come l’e-mail – però già da sempre sotto stress – oppure gli SMS, tecnologia vecchia ma che ancora oggi miete numerose vittime, ad esempio con la tecnica dello smishing, ovvero il phishing via SMS.

E se l’utente comune ora potrà ricevere un po’ di respiro quotidiano, perché la mole di traffico ingannevole si riduce davvero, allo stesso tempo l’utente —paradossalmente — dovrà imparare a essere ancora più bravo nel distinguere la legittimità dalla frode, proprio perché la frode si farà più sottile, più dissimulata, meno rumorosa ma più ingannevole nei dettagli. Il filtro ha fermato una valanga, ma potrebbe spingere il fenomeno verso forme più “silenziose”, fatte di qualità più che di quantità, non più basate sulla pesca a strascico ma su contatti più mirati, magari costruiti con migliori tecniche di engineering sociale, ad esempio.

Insomma, 7,5 milioni di chiamate bloccate al giorno sono definibili come una vittoria ma ora si aprono nuovi scenari. Significa aver arginato il fenomeno, ma anche averlo spinto ad evolvere, a migrare, a trasformarsi. Di certo oggi la sicurezza del canale voce in Italia fa un passo avanti come non accadeva da tempo. Ma la vera sfida, ora, sarà la fase successiva: non lasciare che l’illegalità trovi nuove scorciatoie invisibili. Su questo AGCOM dovrà vigilare costantemente.

Articolo a cura del Gruppo di lavoro sul telemarketing selvaggio
del Club Nazionale Cyberprotection

Avv. Elia Barbujani
Avv. Federica De Stefani
Federico Lagni
Avv. Maria Carmela Perla
Marialuisa Portaluppi
Dir. Sup. i.q. Andrea Rossi
Avv. Laura Valentini

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